3 dicembre, Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità: nessuno resti indietro

Proclamata nel 1992 dalle Nazioni Unite, la Giornata Internazionale delle persone con disabilità quest’anno ha come tema centrale il “Ricostruire meglio: verso un mondo post COVID-19 inclusivo della disabilità, accessibile e sostenibile”.

Dedicare una giornata ogni anno a questo tema ha l’obiettivo di aumentare la consapevolezza e promuovere azioni sempre più incisive che rimuovano gli ostacoli architettonici, culturali e non solo, ancora troppo presenti nelle nostre società in ambito politico, economico, sociale.

Quest’anno le Nazioni Unite hanno dedicato l’intera settimana (25 novembre – 3 dicembre) a conferenze, seminari e workshop tenuti da numerosi esperti, impegnati a interrogarsi sul tema per comprendere meglio ciò fatto finora e quale è il cammino ancora da percorrere.

Come anche dichiarato sul portale delle Nazioni Unite, “l’inclusione sociale delle persone con disabilità è una condizione essenziale per sostenere i diritti umani, lo sviluppo sostenibile, la pace e la sicurezza. L’impegno a garantire i diritti delle persone disabili non è solo una questione di giustizia, è un investimento in un futuro comune“.

E oggi anche il Direttore Generale dell’UNESCO, Xing Qu, ha condiviso il suo messaggio di supporto per le persone con disabilità di tutto il mondo.

Ritorna quindi il tema, ancora più forte quest’anno, secondo cui i più vulnerabili siano i più esposti al rischio di esclusione dalla società, ed è sempre più complesso preservare i diritti, il benessere e l’interazione inclusiva delle persone che vivono questa condizione, ancor più in periodo storico problematico come quello del post-Covid.

Vivere la disabilità durante il Covid-19

Se pensiamo a quanto siano cambiate le interazioni umane durante il periodo di lockdown, abbiamo un’idea di quanto la pandemia abbia influito ancora di più sulla quotidianità di persone con disabilità, condizionando una serie di attività e ostacolando ulteriormente la loro integrazione.

In linea con questa esigenza di cambiamento è l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità che “mira in particolare, a rafforzare i servizi sanitari nazionali e migliorare quelle strutture che possano garantire l’accessibilità per tutte le persone”, anche alla luce della situazione attuale.

BionIT Labs® e la Mission di “Trasformare le disabilità in nuove possibilità”

In BionIT Labs® crediamo che chiunque oggi presenti una disabilità sia continuamente costretto ad adattarsi ad un ambiente non progettato considerando le sue esigenze, ma piuttosto seguendo i bisogni e i desideri della maggior parte della popolazione ‘normodotata’.

Poche e poco adeguate, quando presenti, sono le interfacce che permettono a persone con disabilità motorie, visive, uditive o di qualsiasi altro tipo di rapportarsi in modo autonomo ed efficace con l’ambiente che li circonda e con gli altri individui.

È quindi nostro compito dare vita a delle Tecnologie Innovative che possano migliorare concretamente la qualità della vita di chi ne ha più bisogno, creando un mondo più equo ed accessibile.

Per questo crediamo al forte impatto sociale che dispositivi come Adam’s Hand® possono apportare, al fine di migliorare radicalmente la vita di chi ha una disabilità, in questo caso una differenza d’arto. Più in generale, mettiamo a disposizione le nostre competenze per proporre soluzioni innovative e nuovi strumenti tecnologici in ambito medico, come nel caso del progetto Telemachus, con il quale assieme ad altre aziende italiane stiamo cercando di dare una risposta efficiente ed efficace alla pandemia Covid.

Comunicare la disabilità: quando le parole contano

L’azione però è importante quanto l’informazione. Lo sapevate che esiste un vero e proprio catalogo per comunicare la disabilità e promuovere un’informazione consapevole e inclusiva?

Leggendo le linee guida introdotte da Franco Bomprezzi nel 1998, si coglie tra le righe quasi un senso di ovvietà, che purtroppo però fa capire come vi sia ancora bisogno di queste indicazioni, soprattutto per chi si occupa di formazione e comunicazione. Le indicazioni di Bomprezzi sono molto chiare.

Decalogo della buona informazione sulla disabilità di Franco Bomprezzi

1) Considerare nell’informazione la persona con disabilità come fine e non come mezzo.

2) Considerare la disabilità come una situazione “normale” che può capitare a tutti nel corso dell’esistenza.

3) Rispettare la “diversità” di ogni persona con disabilità: non esistono regole standard né situazioni identiche.

4) Scrivere (o parlare) di disabilità solo dopo avere verificato le notizie, attingendo possibilmente alla fonte più documentata e imparziale.

5) Utilizzare le immagini, nuove o di archivio, solo quando sono indispensabili e comunque corredandole di didascalie corrette e non offensive della dignità della persona. Quando la persona oggetto dell’immagine è chiaramente riconoscibile, chiederne il consenso alla pubblicazione.

6) Ricorrere al parere dei genitori o dei familiari solo quando la persona con disabilità non è dichiaratamente ed evidentemente in grado di argomentare in modo autonomo, con i mezzi (anche tecnologici) a sua disposizione.

7) Avvicinare e consultare regolarmente, nell’ambito del lavoro informativo, le associazioni, le istituzioni e le fonti in grado di fornire notizie certe e documentate sulla disabilità e sulle sue problematiche.

8) Ospitare correttamente e tempestivamente le richieste di precisazione o di chiarimento in merito a notizie e articoli pubblicati o diffusi.

9) Considerare le persone con disabilità anche come possibile soggetto di informazione e non solo come oggetto di comunicazione.

10) Eliminare dal linguaggio giornalistico (e radiotelevisivo) locuzioni stereotipate, luoghi comuni, affermazioni pietistiche, generalizzazioni e banalizzazioni di routine. Concepire titoli che riescano ad essere efficaci e interessanti, senza cadere nella volgarità o nell’ignoranza e rispettando il contenuto della notizia.

In giornate particolari come questa, sentiamo che ci sia ancora di più bisogno di riflettere sul modo in cui ognuno di noi si impegna ogni giorno per abbattere le barriere che non permettono la completa inclusione delle persone con disabilità, e molto spesso ci rendiamo conto che il modo in cui si parla della disabilità non ha quasi mai un approccio consapevole.

Si incorre infatti nel rischio di ricadere nel pietismo, veicolando un messaggio negativo che racchiude al suo interno un elemento discriminatorio, ottenendo quindi il risultato opposto a quello desiderato e rendendo più difficoltoso il processo di inclusione di chi presenta questa condizione. 

Parlare di disabilità attraverso contenuto informativo può sicuramente aiutare a non ricadere nei luoghi comuni, come spesso rilevato da realtà associative, amputati o famiglie di bambini con differenza d’arto con cui interagiamo ogni giorno.

Allo stesso modo, l’idea del disabile osannato come “supereroe”, tende ad incentivare il modo stereotipato in cui la disabilità viene rappresentata nella nostra società, utilizzando gli strumenti comunicativi meno indicati.

A tal proposito, il tema “Comunicare i diritti delle persone con disabilità”, è stato affrontato più volte dal CESE (Comitato Economico e Sociale Europeo), organo consultivo della Commissione, attraverso specifici focus:

  • i contenuti della comunicazione
  • la loro accessibilità
  • il linguaggio impiegato dall’informazione
  • l’importanza del coinvolgimento delle realtà che operano con persone con disabilità secondo le proprie competenze ed esperienze.

Per questo pensiamo sia importante ribadire soprattutto oggi l’importanza di vere e proprie campagne di sensibilizzazione, che, come cerchiamo di fare anche noi con storie ed esperienze dirette, ma anche impiegando strumenti e approfondimenti tecnici di cui disponiamo grazie alle nostre competenze, vogliano comunicare la disabilità con accuratezza per un mondo sempre più educato all’inclusione in cui nessuno resti indietro.

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